La sala ospita la ricostruzione del frontone in terracotta policroma
di un tempio della metà del II secolo a.C., i cui frammenti furono
rinvenuti alla fine dell'Ottocento in via di San Gregorio, nella valle tra
Palatino e Celio, al di sotto di un strato contenente i detriti
dell'incendio neroniano del 64 d.C. Il tempio di pertinenza è stato
ipoteticamente identificato, sulla base dell'interpretazione
dell'iconografia, con quello della Fortuna Respiciens sul Palatino o con
un tempio di Marte sul Celio. Costituisce l'esempio più completo di
frontone chiuso in terracotta di età tardorepubblicana finora ritrovato a
Roma. Nel rilievo del timpano è raffigurata una scena di sacrificio
celebrato alla presenza di Marte e due divinità femminili di controversa
identificazione, una seduta su un'ara e l'altra stante e appoggiata a un
pilastrino, da un offerente togato a cui sono condotti dalle due estremità
del frontone sei animali da tre inservienti a torso nudo.
Una vivace policromia contraddistingueva tutte le figure, che
risaltavano sul fondo dipinto in nero come in uno spazio vuoto. La
rappresentazione era concepita per una visione dal basso: i vari elementi,
modellati a mano, hanno una sporgenza crescente verso l'alto fino al tutto
tondo della parte superiore dei personaggi. Gli spioventi del tetto erano
decorati in facciata da un'alta cornice variopinta, la sirna frontonale,
costituita da lastre baccellate innestate sul bordo esterno delle tegole
finali, alla cui sommità era sovrapposto un rilievo figurato di piccole
dimensioni raffigurante la lotta di un giovane Eracle con un mostro marino
per la liberazione di Esione, figlia del re di Troia Laomedonte e sorella
di Priamo.
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