[ urn:collectio:0001:amb:11241 ]

Iconography
Title: Galleria Cini
=
Typology: ambiente, galleria
Administration
Comune di Roma, Musei Capitolini, Inventario Ambienti, amb 000000
Collocation
Musei Capitolini, Pinacoteca Capitolina, Galleria Cini
Creation
from 1601 > until 1700 Stile sec. XVII
Technical data
Measurements: Length 0.00m   Width 0.00m  
Material:
Notes:
Description

Prende il nome dal lascito (1880) del conte romano Francesco Cini che volle donare al Comune di Roma la sua ricca collezione di porcellane e arredi. Nei diversi settori della galleria i dipinti sono raggruppati per generi. Vicino all'esedra con le vetrine delle porcellane cinesi sono presentate opere di artisti fiamminghi e olandesi: la Crocifissione di Gabriel Metsu (Leida 1629 - Amsterdam 1667), il Trionfo della Croce di Leonard Bramer (Delft 1596-1674) e alcuni piccoli paesaggi, testimonianza della diffusione di questo particolare genere pittorico nell'Europa settentrionale. Alla pittura di genere appartengono anche le opere esposte sulla parete di sinistra prima delle colonne: la coppia di Contadini di Michael Sweerts (Bruxelles 1618 - Goa 1664), la Danza di contadini di Michelangelo Cerquozzi (Roma 1602-1660), che mostrano la nuova attenzione per le scene di vita quotidiana e per la gente semplice. Intorno alla metà del Seicento vanno datati la Strega e il Soldato di Salvator Rosa (Napoli 1615 - Roma 1673). Al genere del vedutismo, poi diffusosi nel Settecento, appartengono le dieci opere di Gaspar Van Wittel (Amersfoort 1653 - Roma 1736), tra le quali particolarmente pregevole è la serie di sette Vedute di Roma realizzate a tempera su pergamena. Nell'ambiente successivo è stata riunita una significativa serie di ritratti dipinti tra il XV e il XVII secolo. I due piccoli lavori di Giovanni Bellini (Venezia 1432 ca. - 1516) e di Giovanni Buonconsiglio detto il Marescalco (Vicenza 1470 ca. - 1535/1537) costituiscono significativi esempi della ritrattistica veneta del tardo Quattrocento.

Un'accentuata penetrazione psicologica è rintracciabile nei tre dipinti di Bartolomeo Passerotti (Bologna 1529-1592), uno dei più celebri ritrattisti del Cinquecento: il Ritratto d'uomo, il Ritratto di uomo con cane e il Doppio ritratto di musici sono tele databili tra la fine degli anni Settanta e il 1585. Alta testimonianza della ritrattistica del Seicento sono i due ritratti di Anton Van Dyck e il problematico ritratto attribuito a Diego Velàzquez. L'ultimo ambiente della Galleria Cini è dedicato al ristretto gruppo di opere settecentesche presenti nella raccolta. Di Domenico Corvi (Viterbo 1721 - Roma 1803) sono Romolo e Remo, copia dal dipinto di Rubens oggi nella Sala di Santa Petronilla, la Dea Roma in trono, la Vestale Tuccia e Camillo e. il pedagogo di Falera, lavori preparatori, commissionati nel 1764, per gli arazzi conservati nella Sala del Trono dell'Appartamento dei Conservatori. Nella Sacra Famiglia di Pompeo Batoni (Lucca 1708 - Roma 1787) si ritrovano riprese dal classicismo cinquecentesco di Raffaello. Il percorso della Pinacoteca si conclude con il Ritratto del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, promotore della fondazione della raccolta capitolina, di Pierre Subleyras (Saint-Gilles 1699 - Roma 1749). Le porcellane. Nel 1880 il conte Francesco Cini lasciò al Comune di Roma la sua collezione di "porcellane di Sassonia, China e Giappone" (oltre a mobili, dipinti e orologi), fino ad allora conservata nella sua residenza a Palazzo Altemps. Il nucleo principale è costituito dalle porcellane della manifattura sassone di Meissen (secoli XVIII-XIX), di cui sono esposte diverse serie: maschere della Commedia dell'arte, animali, i celebri Idilli pastorali, santi, oggetti da tavola e l'originale Concerto di scimmie.

Appartengono invece alla produzione italiana gli esemplari delle fabbriche di Capodimonte e della Real Fabbrica Ferdinandea (1763-1806) e di Doccia (1737-1757) e i pregiati biscuit di Giovanni Volpato: la sua manifattura romana (1785-1818) era specializzata nella produzione di repliche in piccolo formato di celebri sculture classiche (Galata morente, Ares Ludovisi, Fauno Barberini). Nel 1801 l'artista, insieme al figlio Giuseppe, avviò a Civita Castellana una manifattura di terraglie, di cui sono esempi i gruppi con Satiro e Ninfa e Amore e Psiche. Nel 1953, grazie al lascito del marchese Paolo Mereghi, si aggiunge alle raccolte capitoline un importante gruppo di oggetti orientali in porcellana, giada, corallo, grès e cristallo di rocca. Gli arazzi. La serie venne realizzata dalla manifattura di Anversa di Michel Wauters verso la metà del Seicento, su cartoni di Abraham van Diepenbeek (1596-1675), poliedrico artista fiammingo in contatto con i seguaci di Pieter Paul Rubens. In un secondo tempo, nella bordura inferiore è stato inserito un piccolo animale - un simbolo araldico o un emblema - al posto della scritta esplicativa, spostata in alto. I sei arazzi narrano la vita di Semiramide, leggendaria regina di Babilonia, famosa per la sua bellezza e il suo spirito guerriero.

Bibliography
Print Resource: AA.VV., Musei Capitolini. Guida (2005) passim
Editing
Date: 2008-12-17
Name: Elena Pellegrino
Notes: Prima immissione dati sulla base della guida ufficiale.
Legacy data
Negativi:



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