La decorazione ad affresco della sala è stata eseguita dal pittore
Tommaso Laureti tra il 1587 e il 1594. Essa ripropone la rappresentazione
ed esaltazione degli exempla di virtù e coraggio raffigurati negli episodi
di Muzio Scevola e Porsenna, Grazio Godile sul ponte Sublido, La giustizia
di Bruto e La vittoria del lago Regillo, ripresi dalla narrazione dello
storico romano Tito Livio. Il pittore siciliano, chiamato a Roma da
Gregorio XIII per affrescare la volta della Sala di Costantino, narra gli
episodi storici con accenti monumentali e un vivace cromatismo. Il suo
linguaggio è ricco di riferimenti alla pittura di Michelangelo, evidente
nei particolari dell'affresco di Muzio Scevola e Porsenna, così come
indubbio è il richiamo a Raffaello nella scena de La giustizia di Bruto,
che acquista un particolare valore simbolico essendo raffigurata sulla
parete ove i Conservatori sedevano in tribunale.
Questa sala, seconda per dimensioni e ricchezza decorativa solo alla
Sala degli Orazi e Curiazi, fu scelta fin dall'ultimo decennio del XVI
secolo per celebrare, accanto alle virtù degli antichi antenati, la
sapienza di uomini illustri e il valore di condottieri dello Stato
Pontificio. Vennero così apposte alle pareti lapidi - tra le più
significative quella in memoria di Virginio Cesarmi (1624), il cui
ritratto, attribuito con diverse opinioni a Bernini o Duquesnoy, è
considerato unanimemente opera significativa della scultura romana dei
primi decenni del XVII secolo - e innalzate statue in onore dei Capitani.
Per la realizzazione di queste sculture costanti sono stati il riuso e la
rielaborazione di materiali antichi, come si riscontra nella statua in
onore di Alessandro Farnese (del 1593, con il ritratto opera dello
scultore Ippolito Buzi) e in quella colossale celebrativa di Marcantonio
Colonna che, al comando delle galere pontificie, aveva contribuito alla
vittoria della flotta cristiana nella battaglia di Lepanto del 1571. Nel
1630, per onorare Carlo Barberini, fratello di Urbano Vili, si affidò il
restauro di un tronco di statua loricata romana allo scultore Alessandro
Algardi che lo completò realizzando le gambe e le braccia, oltre al
pregevole scudo; il ritratto del generale fu scolpito con grande efficacia
dal Bernini. Si ricordano infine le due sculture raffiguranti
Gianfrancesco Aldobrandini e Tommaso Rospigliosi, opere di Ercole Ferrata.
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