La sala prende il nome dalle piccole opere in bronzo, acquistate dal
pontefice Benedetto XIII dai Certosini di Santa Maria degli Angeli e
donate ai Conservatori nel 1727. Il gruppo di opere, inserito in una
preziosa cornice architettonica in stucco che ricorda il nome del
donatore, fu evidentemente messo in relazione con la leggenda che volle il
Campidoglio salvato dall'invasione gallica del 390 a.C. proprio da un
gruppo di oche che diedero l'allarme. Particolarmente interessante è il
pezzo centrale, un vaso bronzeo configurato come busto di Iside, dove sono
rappresentati con notevole dettaglio i gioielli che ornano la figura della
divinità di origine egiziana.
La sala presenta una gradevole unità decorativa, recuperata in
seguito ai recenti interventi che hanno liberato il soffitto
cinquecentesco dalle pesanti sovrastrutture e ridipinture. E stato così
possibile restituire al cassettonato la coloritura ''color dell'aria"
rinvenuta nei fondi su cui sono posizionati ornati dorati di pregevole
fattura, rosoni di diversa forma, vasi lustrali, scudi. Le coloriture
rinvenute ben si armonizzano con i vivaci colori del fregio ove eleganti
elementi decorativi, alternandosi a trofei di fiori, frutta e armi,
inquadrano scene di antichi giochi sullo sfondo di paesaggi ora reali, ora
fantastici. Tra questi, la veduta della piazza del Campidoglio prima degli
interventi promossi da Paolo III Farnese (1534-1549), con la fedele
riproduzione della chiesa dell'Aracoeli. In mancanza di documenti,
l'affresco viene datato per la presenza in uno scudo del giglio di
giustizia, impresa di Paolo III. Esso è stato variamente attribuito; si
ricorda qui la più recente proposta nell'ambito della cerchia di artisti
fiamminghi attivi a Roma nel terzo e quarto decennio del XVI secolo.
Nel Settecento la sala fu arricchita da ornati in stucco dorato che
accolgono alcune opere concesse in dono al Campidoglio o inquadrano altre
già da tempo in questo ambiente, come il dipinto La sacra famiglia, copia
da Francesco Penni. Fin dalla sua donazione al Campidoglio (1731) è
conservata in questa sala, posta sull'antica base, la Medusa, scultura
ormai riconosciuta unanimemente, pur con diverse datazioni, di mano di
Bernini. Ugualmente nel Settecento si fece dono al Campidoglio di un
ritratto di Michelangelo, opera in bronzo su busto in marmo bigio.
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