[ urn:collectio:0001:amb:15043 ]

Iconography
Title: Sala Castellani I
= Sala Verde
Typology: ambiente, sala
Administration
Comune di Roma, Musei Capitolini, Inventario Ambienti, amb 000000
Collocation
Musei Capitolini, Palazzo de'Conservatori, Sala Castellani I
Musei Capitolini, Palazzo de'Conservatori, Sala Verde
Creation
from 1601 > until 1700 Stile sec. XVII
Technical data
Measurements: Length 0.00m   Width 0.00m  
Material:
Notes:
Description

Le Sale Castellani, poste alla fine del percorso museale che si snoda all'interno dell'Appartamento dei Conservatori, custodiscono una pregevole serie di materiali, che rappresentano il punto di arrivo della formazione delle collezioni storiche del Museo. Nell'ambito del loro straordinario patrimonio, infatti, i Musei Capitolini vantano due importanti collezioni di materiale archeologico, ambedue costituitesi nella seconda metà dell'Ottocento: la Collezione Castellani e la Collezione del Museo Artistico Industriale. La Collezione Castellani ai Musei Capitolini Gli oggetti esposti in queste due sale sono stati donati ai Musei Capitolini da Augusto Castellani, un noto orafo e collezionista vissuto a Roma nella seconda metà dell'Ottocento; egli fu un uomo di spicco nella vita amministrativa e culturale della città ricoprendo tra le altre cariche quella di direttore dei Musei Capitolini. Egli incrementò le raccolte museali elargendo una prima ingente donazione nel 1867 seguita da una seconda, assai rilevante nel 1876. La prima donazione del 1867 è ricordata in una deliberazione nella quale la Romana Magistratura ringraziava il signor Augusto Castellani di aver fatto dono al Comune di "una raccolta di vasi tirreni" e decretava di coniare una medaglia che è oggi custodita presso il Medagliere Capitolino. La seconda, del 1876, riguardò una vasta collezione di oggetti antichi che egli aveva depositato presso il Museo nell'arco di oltre un decennio: come apprendiamo dalla proposta di Giunta egli intese far dono di tutti i manufatti di sua proprietà alla sola condizione che rimanessero in perpetuo di proprietà comunale.

La Collezione del Museo Artistico Industriale II museo, nato come Museo d'Arte Applicata all'Industria, fu ideato da alcuni importanti esponenti del panorama culturale della Roma ottocentesca quali il principe Baldassarre Odescalchi, Augusto Castellani e suo fratello Alessandro, che invitarono il municipio di Roma perché "prendesse l'iniziativa di fondare nella nostra città un'esposizione permanente di oggetti d'arte applicata all'industria" sul modello di quelle create a Parigi e a Londra. La collezione archeologica custodita presso i Musei Capitolini rappresenta una parte esigua delle ampie raccolte del Museo Artistico Industriale il cui variegato patrimonio fu destinato, negli anni cinquanta del Novecento, a varie istituzioni museali romane. Tra i membri della Commissione Direttiva del Museo d'Arte Applicata all'Industria (Museo Artistico Industriale), Augusto e Alessandro Castellani furono tra i più attivi nel collezionare materiale di grande pregio per poi donarlo al Museo.

Sala Castellani I

La Collezione Castellani è costituita da circa 700 reperti provenienti dai più importanti siti archeologici dell’Etruria, del Lazio e della Magna Grecia e relativi a un arco cronologico che va dall'VIII al IV secolo a.C. Secondo un criterio tipicamente ottocentesco, Castellani suddivise i reperti per classi, senza conservare memoria delle eventuali associazioni tra gruppi di oggetti rinvenuti insieme e inoltre non volle trasmettere notizie particolarmente esaustive sulla provenienza dei materiali, talvolta ricostruibile attraverso la documentazione in nostro possesso. Le necropoli delle principali città etrusche (Veio, Cerveteri, Tarquinia e Vulci) furono le sue mete privilegiate alle quali aggiungere altri siti del Lazio quali Palestrina, i centri della Sabina, dell'agro Falisco (Civita Castellana) e ovviamente Roma. Alessandro, che visse a lungo a Napoli, cedette inoltre al fratello molti materiali provenienti dai siti della Campania e dell'Italia Meridionale. Riproponendo la suddivisione impostata da Castellani, nell'esposizione attuale sono state privilegiate le classi ceramiche sia quelle importate dalla Grecia (Sala I) che quelle prodotte localmente (Sala II). La quantità ma soprattutto la qualità del materiale esposto, permette di seguire lo sviluppo della produzione greca dall'VIII fino al IV secolo a.C. attraverso esemplari di notevole importanza e in ottimo stato di conservazione. La ceramica prodotta a Corinto era presente in tutto il Mediterraneo a partire dalla seconda metà dell’VIII secolo a.C. fino alla metà del VI secolo a.C. e doveva far parte dei beni voluttuari prodotti per classi privilegiate sia economicamente che socialmente. Nello stesso ambito cronologico si collocano le ceramiche greco-orientali prodotte nell'area della costa dell'Asia Minore e delle prospicienti isole greche quali Samo, Rodi e Chio e largamente esportate in Magna Grecia, in Sicilia e in Etruria, dove i contatti commerciali e artistici con il mondo greco-orientale ebbero importanti conseguenze condizionando gli sviluppi della produzione artigianale e artistica. Ma, fra tutte, la classe ceramica maggiormente rappresentata è quella prodotta ad Atene dagli inizi del VI al IV secolo a.C., caratterizzata da un'argilla di colore rossastro su cui s'imposta una ricca decorazione figurata: dal tipo di tecnica con cui essa è resa la produzione si distingue in ceramica a figure nere e ceramica a figure rosse. I vasi attici, restituitici per la gran parte dalle necropoli dell’Etruria costituiscono uno dei più sicuri strumenti per la ricostruzione della storia e della produzione artigianale e artistica non solo della civiltà greca ma anche di quelle che con essa erano attive nel bacino del Mediterraneo. In particolare, in Etruria la presenza così massiccia di questi "vasi mercanzia" - alla metà del VI secolo a.C. una città come Vulci assorbiva una quantità di prodotti attici superiore a quella delle più grandi città greche - attribuisce a essi una serie di fondamentali valenze costituendo il principale veicolo di trasmissione delle iconografie elleniche e quindi delle conoscenze a esse connesse, come il mito e l'epos, che contribuirono, in modo determinante, al processo di acculturazione delle élites dominanti, committenti e acquirenti di questa mercé. Sempre in questa sala sono esposti, oltre a quelli attici, altri vasi a figure rosse ma di produzione apula e lucana realizzati nelle officine della Magna Grecia tra la fine del V ed il IV secolo a.C.

Bibliography
Print Resource: AA.VV., Musei Capitolini. Guida (2005) passim
Editing
Date: 2008-12-15
Name: Elena Pellegrino
Notes: Prima immissione dati sulla base della guida ufficiale.



© Capitoline Museums 2010