La nuova grande aula vetrata costruita all'interno di quello che era
denominato il "Giardino Romano" del Palazzo dei Conservatori rappresenta,
in ordine di tempo, l'ultima, prestigiosa realizzazione architettonica
nell'ambito del complesso museale capitolino. La finalità del progetto,
firmato da Carlo Aymonino, è stata quella di realizzare un ampio spazio
luminoso, che costituisca il cuore del percorso museale, valorizzi le
straordinarie emergenze monumentali del Tempio di Giove Capitolino e
rappresenti il fulcro espositivo tra la parte storica del Palazzo dei
Conservatori, con le sale nobili e affrescate dell'Appartamento di
rappresentanza, e i settori del Museo di più recente costituzione,
ospitati all'interno dell'antica proprietà Caffarelli.
Per la redazione del progetto, che ha richiesto molti anni, sono
state elaborate diverse soluzioni che hanno via via tenuto conto, oltre
che del perfezionamento del valore estetico e architettonico
dell'intervento stesso, anche delle novità e delle scoperte verificatesi
in questo decennio. Il progetto quindi, nella sua veste architettonica e
nella elaborazione dei contenuti espositivi, si è ''storicamente" evoluto,
mantenendo inalterate le istanze originali ma plasmandosi in relazione
alle rinnovate esigenze espositive e di "funzione", come prezioso
contenitore per preservare ed esaltare gli imponenti ruderi del Tempio di
Giove Capitolino. L'intervento architettonico è stato realizzato
all'interno di un'area scoperta che, storicamente, segnava il confine tra
la proprietà dei Conservatori e quella della famiglia Caffarelli: le prime
notizie d'archivio che citano questo spazio risalgono all'inizio del XVI
secolo, nello stesso periodo nel quale questa famiglia cominciò a
consolidare la sua presenza in Campidoglio attraverso la costruzione della
prima ala del suo Palazzo. Le piante e le vedute di Roma permettono di
seguire l'evoluzione architettonica della proprietà la cui storia si
intreccia, in maniera quasi inestricabile, con quella del Palazzo dei
Conservatori.
Nel 1876, in questo stesso spazio (denominato "giardino delle
cucine" del Palazzo dei Conservatori) fu costruito un padiglione
ottagonale, dall'elegante disegno floreale, progettato da Virgilio
Vespignani, per ospitare la grande messe di sculture provenienti dagli
scavi legati all'urbanizzazione di nuovi quartieri dopo la proclamazione
di Roma Capitale. La grande, luminosissima aula dall'aspetto
ipertecnologico, erede di quella vecchia realizzazione, accoglie oggi la
grande statua equestre di Marco Aurelio. Dopo il restauro dell'opera,
completato negli anni novanta, i tecnici hanno infatti vivamente
sconsigliato di esperia all'aperto, nella sua posizione originale, proprio
per garantirne la conservazione. Si è quindi scelto di realizzare una
copia fedele della scultura, già da anni sistemata al centro della piazza
e di ricoverare l'originale all'interno, in uno spazio "protetto". Marco
Aurelio, simbolo capitolino per eccellenza, rappresenta quindi il fulcro
della nuova esposizione intorno al quale graviteranno le più significative
testimonianze archeologiche relative al Campidoglio antico ed alcuni dei
grandi bronzi, nucleo "primordiale" delle raccolte capitoline di antichità
in una esposizione particolarmente evocativa e suggestiva.
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