In questa sala del Museo Capitolino, fin dall'apertura al pubblico,
avvenuta nel 1734, i curatori delle raccolte artistiche vollero esporre
tutti i busti, le erme e i ritratti raffiguranti gli imperatori romani e i
personaggi della cerchia imperiale. Le opere qui esposte sono il frutto di
una selezione ragionata che ha interessato questa particolare sezione
della raccolta nel corso dell'ultimo secolo, venendo ampiamente sfoltita e
ridisposta secondo criteri storici e logico-tematici più rigorosi e
conseguenti. Attualmente nella Sala degli Imperatori si trovano esposti 67
tra busti e ritratti e al centro una statua femminile seduta, mentre le
pareti sono ornate da 8 rilievi antichi e da un'epigrafe onoraria moderna.
I busti, disposti in gran parte su doppia fila di mensole marmoree, danno
modo al visitatore di seguire cronologicamente lo sviluppo della
ritrattistica romana dall'età repubblicana al periodo tardo-antico,
offrendo una esemplificazione ricca dal punto di vista numerico e
particolarmente notevole sotto l'aspetto qualitativo.
Nella serie maschile degli imperatori si può seguire l'evoluzione
nel modo di portare i capelli e la barba (fino ad allora perfettamente
rasata e in seguito portata lunga, "alla greca", nell'intento d'apparire
ispirati e filosoficamente impegnati), mentre nella serie femminile,
l'evoluzione delle acconciature dei capelli, da quelle alte e frastagliate
"a impalcatura" di tradizione flavia, a quelle caratterizzate da una più o
meno alta crocchia "a ciambella" tipica per tutta l'epoca antonina. Ben
rappresentata è anche la casata severiana (193-2f 7 d.C.) con i ritratti
di Settimio Severo, impostato su di uri imponente busto d'alabastro verde,
di Giuria Domna, sua moglie, e dei figli Geta e Caracalla, e inoltre di
Elagabalo, Massimino il re i capelli e la barba (fino ad allora
perfettamente rasata e in seguito portata lunga, "alla greca",
nell'intento d'apparire ispirati e filosoficamente impegnati), mentre
nella serie femminile, l'evoluzione delle acconciature dei capelli, da
quelle alte e frastagliate "a impalcatura" di tradizione flavia, a quelle
caratterizzate da una più o meno alta crocchia "a ciambella" tipica per
tutta l'epoca antonina. Ben rappresentata è anche la casata severiana
(193-2f 7 d.C.) con i ritratti di Settimio Severo, impostato su di uri
imponente busto d'alabastro verde, di Giuria Domna, sua moglie, e dei
figli Geta e Caracalla, e inoltre di Elagabalo, Massimino il Trace,
Traiano Decio, Aurelio Probo e Diocleziano. La serie imperiale si chiude
con la testa del giovane Onorio (384-423 d.C.), il più piccolo dei figli
dell'imperatore Teodosio, preludio dei modi figurativi dell'arte
bizantina. II percorso di visita si snoda elicoidalmente in senso orario;
parte dalla mensola superiore immediatamente a sinistra, entrando dalla
Sala dei Filosofi, per terminare all'estremità della mensola inferiore
subito a destra della menzionata porta di passaggio.
Sono presenti due ritratti di Augusto, il primo dei quali è
relativo a un momento di poco successivo alla vittoriosa battaglia di Azio
(31 a.C.), che ne segnò l'ascesa, mentre il secondo ci offre l'imperatore
già nella piena maturità, cinto il capo da una trionfale corona di
quercia, sereno e consapevole della sua auctoritas. A questo ritratto di
Augusto si può avvicinare il ritratto dell'imperatrice Livia, sua
consorte, impreziosito da un ricco e alto diadema con trofeo di spighe e
boccioli, che la assimila alla benefica e frugifera dea Cerere. Nella sala
sono conservati numerosi ritratti femminili, con complesse acconciature,
in qualche caso parrucche dai riccioli molto elaborati. Tra loro spiccano
Faustina Maggiore (sposa di Antonino Pio) e Faustina Minore, che cambiava
acconciatura a ogni nascita di figlio e della quale pertanto si conoscono
otto tipi. Molto pregevole è il ritratto della "Dama flavia", dalla
complessa e articolata acconciatura e dai raffinati tratti del volto.
Singolare è il busto policromo di Dama romana, il cui ritratto proviene da
Smirne ed è datato al periodo di Alessandro Severo. Come molti altri di
questo tipo e di questo periodo, era composto per parti, con l'inserimento
distinto della chioma; in età moderna fu restaurata la capigliatura, forse
perduta, in nero antico.
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