[ urn:collectio:0001:doc:email:2007-06-22 ]

Prospetto Artemis Ephesia Inv. 385 Endimione Musei Capitolini Inv. 36 Testamento di Gabriele de' Rossi
Indice scu:00036 scu:00385

Artemis Ephesia Inv. 385

La Artemis Ephesia urn:collectio:0001:scu:00385 Inv. 385 (Stuart Jones 1912, 157-159 Nr. 49, sala delle Colombe) non era come scrive Stuart Jones e ancora in nel catalogo digitale, nella collezione Lancellotti. La Artemide Lancellotti è nel Vaticano, Museo Gregoriano Profano inv. 10410, BENNDORF-SCHÖNE, n. 386 (gentile e-mail Paolo Liverani 2004.03.24). Non po in nessun modo aver questa provenienza, perchè era dai Lancellotti già 1560/75 (disegno Du Perac al Louvre; www.census.de, senza identificazione con la statua) e rimase in loro possesso fino al 1807 (Christiane Vorster, Katalog der Skulpturen / Vatikanische Museen, Museo Gregoriano Profano ex Lateranense. Hrsg. von Georg Daltrop und Hansgeorg Oehler, Bd. 2: Römische Skulpturen des späten Hellenismus und der Kaiserzeit, Bd. 2,2: Werke nach Vorlagen und Bildformeln hellenistischer Zeit sowie die Skulpturen in den Magazinen, Mainz 2004, p. 31 von nota 1, fonte d'archivio [S. 31-35, Taf. 14,1-3, Taf. 159].

La Inv. 385 proviene dalla collezione di Tommaso Cavalieri (Stuart 1912, p. 159, non era sicuro se la provenienza Cavalieri documentato da Aldrovandi si riferisse alla Ephesia inv. 385 o a l'altra inv. 1182 (Helbig vol. 2, p. 275-276 no. 1452; Stuart Pal.Cons 51 Nr. 6).

Lo afferma giustamente Vorster 2004 (p. 34 nota 5). Aldrovandi 1550 (pubblicato 1556, 226) descrive la base - un altare con scena di sacrificio - esattamente come quella capitolina, quattro donne al centro un candelabro (fig. 13 in Christian 2003): "Vi è la Dea della natura alta un palmo e mezzo; è posta sopra uno altare; & ha la testa, e le mani nere; e sono in lei molti animali scolpiti. nella faccia de l'altare sono quattro figurine di mezzo rilievo con un candiliero in mezzo, perchè vi fanno un sacrificio: è di sopra l'altaretto sono duo cervi di tutto relievo posti". (Al contrario la Ephesia De' Rossi stava su una base con rilievo di un sacrificio di un toro).

Nuova bibl. Per Inv: 385:

Kathleen Wren Christian, The de' Rossi collection of ancient sculptures, Leo X, and Raphael, in: Journal of the Warburg and Courtauld Institutes 65, 2002 [2003], [pp. 132-200], p. 143, p. 146 nota 79, p. 168, p. 174, fig. 13 (dove afferma con convinzione che la capitolina non po essere quella della coll. De' Rossi, dispersa 1517, descritta 1514 da Claude Bellièvre)

Vorster 2004, 32 con note 4-5

Endimione Musei Capitolini Inv. 36

L'Endimione Musei Capitolini urn:collectio:0001:scu:00036 Inv. 36 (Stuart Jones 1912, p. 26, Atrio no. 1, tav. 3,1) proviene dalla collezione De' Rossi, fondata prima del 1454 e dispersa dopo la morte di Gabriele de' Rossi nel 1517. Infatti già in Campidoglio 1550 (Aldrovandi 1556, 272 come Apollo; notato dal Stuart Jones: "Tosto che s'entra nel cortiglio di questo palagio, si trouano due statue: vna ne e di Apollo, che sta ignudo, & ha vn cane a pie senza testa" identificato anche nel Census, ID 156239). Nuova bibl. per la statua: Christian 2003, 142, 145, 154, 189-190, fig. 34.

Inventario 1517 dopo la morte di Gabriele de' Rossi (ASC, Archivio Boccapaduli 118A no. 21 (1517.10.13; copia), fol. 21v : "Item una figura unius hominis nuda cum uno cane in pede sine capite dicto cane recta cum posaculo suo unito". Teste di uomo e cane non sono antiche (Christian dice che la testa sembra un lavoro di metà '500, la testa del cane un lavoro poseriore). Christian ipotizza che - se la statue proviene dalla collezione De' Rossi - la testa sia stata restaurata una prima volta ante 1517 (l'inventario dice il cane senza testa ma non il giovane). Questa testa del ante 1517 sarebbe poi stato sostituito prima o dopo dell' Aldrovandi, e quella del cane senz'altro dopo.

La statua si trovava allora nel giardino della "Casa della statua" ai piedi del Campidoglio vicino alla chiesa S. Andrea delle Bottheghe Scure (della Strada, de Pallacina, de'Rossi; poi sostiutita dalla Casa Professa del Gesù; Christian 2003, 134-135 mit Anm. 13).

Testamento di Gabriele de' Rossi

Gabriele de' Rossi nel testamento avevo ordinato far trasferire le statue al Palazzo die Conservatori in caso che uno dei suoi 3 eredi (era senzi figli) avesse tentato di alienare o donare le sue antichità (cito dal mio commeto in tedesco dal articolo di Kathllen Wren Christian):

In seinem Testament 1517.05.29 (Kodizill 1517.08.24; Rom, Archivio Storico Capirolino, Archivio Bocchapaduli 118A no. 19: siehe Christian 2003, 133 Anm. 3) hatte Gabriele De' Rossi (ohne männliche Nachfolge) drei Erben ernannt, die sich verpflichten mussten, in seinem Haus (der "Casa della Statua") zu leben und seine Sammlung antiker Skulpturen intakt zu erhalten. Im Kodizill verfügte Gabriele, dass im Falle, wenn einer der Erben versuchen sollte, die Statuen in seinen Besitz zu bringen, zu verkaufen, verschenken oder zu entfernen, diese in den Konservatorenpalast überführt werden sollten: " ... in eum casum in huiusmodi figuras et capita asportari voluit, iubsit, et mandavit in palatio Magnificorum dominorum Conservatorum urbis, cui quidem palatio in dictum casum eas et ea reliquit et voluit collocari et in muro dicti palatii affigi, ut tolli non possint pro illius ornatu et memoria eterna domus et familia de Rubeis, ita tum quod Conservatores pro tempore de illis aliquo disponere non possint, nisi pro orantu eiusdem palatii." (Christian 2003, 151-152, Anm. 70).

La Christian (152-154) suppone che Gabriele abbia alluso alla minaccia che una persona più potente degli eredi stessi potesse voler mettere mano sulla sua collezione ("quod aliquis potentior ipsorum eredum vi aut favore immoderato per indirectum tentaret illas et illa [Statuen und Büsten] vel aliquam partem illorum usurpare et per indirectum habere"), e que questa persona era Leone X.

Laut Christian (152-154) spielte Gabriele bereits im Testament auf die Gefahr an, "jemand Mächtigerer als die Erben selbst" könnte versuchen, die Antiken an sich zu bringen ("quod aliquis potentior ipsorum eredum vi aut favore immoderato per indirectum tentaret illas et illa [Statuen und Büsten] vel aliquam partem illorum usurpare et per indirectum habere"); diese Person sei Leo X. gewesen, wie aus Raffaels berühmtem Brief 1518 hervorging; mit der Schenkung an die Konservatoren wollte Gabriele eine Zerstreuung verhindern. Raffael berichtet von der Begegnung mit dem Konservator und Notar PaoloMattei, der in Erfüllung der Klausel des Kodizills die Antikensammlung des Gabriele de' Rossi mit Einverständnis des Papstes in den Konservatorenpalast überführen wollte (Text Christian 153 Anm. 71).

Dieser Plan wurde nicht realisiert, nach Christian (154) wurde nur die Statue des Endymion (Musei Capitolini Inv. 36; Stuart Jones 1912, 26, Atrio no. 1) in die Kapitolinische Sammlung übertragen.

© Capitoline Museums 2010