[ urn:collectio:0001:doc:immaginimemoria:1993 ]

Opere in mostra

La Lupa

20. Lastra campana con Eracle e Telefo urn:collectio:0001:ant.03247

Terracotta. Alt. cm. 36; largh. cm. 43; spess. cm. 3;

Roma, Via Nazionale, Orto già Sacripanti.

Roma, Antiquarium Comunale, n. inv. 3247.

II secolo d. C.

BCom 1880, p. 300, n. 12; STUART JONES 1926, p. 342, n. 29b, pl. 123.

Sulla lastra è raffigurato, sulla sinistra, Eracle di profilo sinistro in atteggiamento pensieroso con la mano destra poggiata sotto il mento; dalla sua spalla sinistra cade la pelle leonina lasciando il resto del corpo scoperto e nella mano sinistra regge la clava. Sulla destra è disegnata una grotta, la cue entrata è ombreggiata da un albero, entro la quale una cerca sta allattando il piccolo Telefo. La lastra è coronata da un fregio a palmette ed un sottile toro a rilievo lo separa dalla scena sottostante. Il rilievo risulta mancante degli angoli superiore ed inferiore sinistro e di gran parte del corpo della cerva.

Un confronto diretto per questa raffigurazione si ha con altre due lastre, sempre conservate nell'Antiquarium Comunale (nn. Inv. 3395 e 3946) e ritrovate, insieme al nostro esemplare e ad una serie di lastre con raffigurazione di scene di palestra, come copertura di una fogna sotto il piano delle Terme di Costantino. Un altro confronto è con una lastra, forse proveniente dallo stesso sito, che si conserva a Berlino, n. inv. 7654, (H. VON RHODEN – H. WINNEFELD, Architektonische roemische Tonreliefs der Kaiserzeit, Berlino-Stoccarda 1911, pp. 19 e 301, tav. CXXVII, 2).

Il mito di Telefo, figlio di Auge e di Eracle, è ampiamente raffigurato già in età ellenistica come indica la sua monumentale rappresentazione nel fregio del Grande Altare di Pergamo. In età romana le testimonianze si riferiscono soprattutto ad episodi dell'infanzia di Telefo: in particolare troviamo più volte attestato il momento del suo ritrovamento da parte di Eracle mentre viene allattato dalla cerva.

Questo episodio è testimoniato in un affresco proveniente dalla Basilica di Ercolano e datato in età flavia.

La scena dell'allattamento, seppur semplificata dall'eliminazione della figura di Eracle, presentando una stretta analogia del tema con quello dell'adozione di Romolo e Remo da parte della lupa, ebbe particolare fortuna in età romana e fu spesso raffigurata in pendant con l'analoga scena in molti monumenti tra i quali altari e statue loricate imperiali (J. W. SALOMONSON, Telephus und Roemischen Zwillinge, in Oudh Meded 38, 1957, pp. 15-44).

Il soggetto non è largamente utilizzato, invece, nella realizzazione delle lastre Campana e si trova comunque reso nella forma più ampia del tema con la presenza di Eracle e con l'inserimento di una cornice paesaggistica data dalla grotta e dall'albero. Ugualmente, la scena raffigurante l'allattamento dei gemelli da parte della lupa è piuttosto rara ed anche qui viene introdotta la figura di Faustolo (VON RHODEN, op. cit., tav. CXXVII, 1).

La forte analogia delle due scene, l'una con Eracle e Telefo, l'altra con Faustolo ed i gemelli, accomunate da un profondo significato, ha influito in modo incisivo sugli artisti che hanno creato i prototipi: essi hanno, infatti, sviluppato una produzione di manufatti sostanzialmente identici nello schema iconografico.

Carla Martini

© Capitoline Museums 2010